IL RUOLO DI GEMELLO

Oggi vorrei condividere un tema a me molto caro, che da sempre ha suscitato curiosità ed interesse ovvero il ruolo di gemello. A partire da retaggi storici e dal fascino che riserva  tale ruolo, possiamo rintracciare la paradossalità  dello speculare che in realtà porta con sé anche differenze, basti pensare  al ruolo del gemello “debole”, “in ombra”, “sacrificato” all’interno della famiglia con figli gemelli.  Tali considerazioni sul ruolo assunto dai gemelli all’interno della coppia gemellare e della famiglia è  da sempre presente in molte culture, ed è stato analizzato dal punto di vista sociologico, antropologico, psicologico: esso ha alluso ad uno stato di possibile, probabile conflitto come sostenuto anche da Girard, (1972), dovuto alla presenza contemporanea di due esseri  molto somiglianti, che hanno bisogni e desideri simili e spesso contemporanei.

La competitività per lo spazio esistenziale è un fattore presente nelle coppie gemellari già dalla vita uterina, tale concorrenza perdura dopo la nascita, poiché è difficile che i gemelli trovino possibilità per soddisfare i bisogni in quanto a volte sono identici e  spesso insorgono nello stesso momento; la competizione fra gemelli, così, può essere favorita dai genitori. Non è raro riscontrare un’assunzione di ruoli nella coppia gemellare, dove un individuo tende ad essere più attivo, l’altro più passivo, uno dominante, l’altro dominato. Ed è così che, da una differenza reale, i genitori possono indurre una “specializzazione” della personalità dei gemelli e una cristallizzazione dei ruoli (Valente Torre, 2001). Più si sviluppano ruoli complementari, più la separazione/individuazione sarà difficile, perché questa comporta la perdita di una parte esistenzialmente indispensabile.  Dunque può accadere che le potenzialità psichiche si sviluppano nei due in modo complementare, ma riduttivo: per non perdere il senso di appartenenza alla coppia gemellare,  che si è basato e costruito su ruoli complementari, vi è un blocco della spinta evolutiva, una limitazione della volontà esplorativa delle specifiche possibilità esistenziali di ciascun gemello. I gemelli siano tendenzialmente nella condizione unica di dover dividere la figura di attaccamento con un altro, però, hanno nel co-gemello un altro da sé su cui fare affidamento, e quindi la loro separazione/individuazione viene rallentata dal cosiddetto effetto coppia  come sostenuto da Zazzo (1987).  Dunque  “l’effetto coppia favorirebbe nei gemelli lo svilupparsi di competenze specifiche, ma complementari, che rafforzano e mantengono il bisogno di unione e dipendenza, poiché ognuno ha bisogno dell’altro per completarsi” (Sandbank 1988). Lo psicologo francese René Zazzo sottolinea poi come nel periodo perinatale si definisca il triangolo relazionale tra la madre ed i gemelli, che fortifica il legame tra i figli a scapito di quello tra mamma e bambini. I gemelli sperimentano da subito come il rapporto con la madre sia meno intenso di quello fra di loro: essi vivono momenti di frustrazione, poiché la madre deve dividere le sue attenzioni e le sue cure, ed entrano allora in competizione per ottenere un rapporto privilegiato con la madre. La madre, se fatica a fare fronte alla difficoltà della situazione triadica, può tentare di ricostruire la diade madre-bambino comportandosi con i gemelli come se fossero un’unità, oppure può incoraggiare il passaggio da una situazione di triade ad una a quattro, in cui viene stabilito un rapporto privilegiato tra la madre ed uno dei gemelli e il padre e l’altro gemello.  Ciò può ostacolare un adeguato processo di separazione, necessario affinché ciascuno di essi possa organizzare una propria identità ed una propria autonomia, slegata dal ruolo gemellare. Come descritto da Z. Renè nel saggio il paradosso dei gemelli, secondo il biopsicologo francese il paradosso consiste nel fatto che i gemelli fisicamente identici non sono affatto identici sotto il profilo psicologico.

Dunque in che modo i gemelli si percepiscono ed organizzano l’insieme delle percezioni che hanno di se stessi?

Del Miglio parla di una sorta di linguaggio criptato, segreto che definisce “criptofasia”, ovvero una sorta di dialogo maldestro che secondo l’autrice è un lessico impoverito rispetto a quello degli adulti  “quasi non  esiste una sintassi e le parole hanno un ordine fluttuante” (Del Miglio C., p.15, 1995).

Bhe direi di fermarci qui, tale argomento meriterebbe una lunga trattazione!

Quello che mi piacerebbe evidenziare è che nella complessità e affascinate rapporto che i gemelli portano con sé, un aspetto che bisognerebbe tener sempre presente, e questo non solo nelle coppie gemellari ma rispetto ai bambini in generale  e al rapporto di fratia, è la loro individualità che va sostenuta e rispettata ancor di più nelle relazioni gemellari dove tale passaggio è molto delicato e meno scontato di quanto possa sembrare.

Dott.ssa Valentina Valletta

Autore dell'articolo: dott.ssa Valentina Valletta

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